28 dicembre 2006

La strage degli innocenti

E vanno lontano Maria, Giuseppe e il loro piccolo. Fuggono dall'eccidio voluto da Erode.
Vanno lontanto, in Egitto.
Nella piccola utilitaria Maria allatta il suo piccolo.
Appoggiato sul cofano anteriore, Giuseppe guarda la scena intenerito: sta fumando. E il fumo fa volute come d'incenso.
E' già buio ma in strada è un brulicare di gente. Alle loro spalle una vetrina piena di televisori: sono gli ultimi modelli. Tutti i canali trasmettono le scene del massacro: gli innocenti del mondo patiscono lo stesso martirio.

27 dicembre 2006

Personalità dell'opera

Da un appunto del febraio 2006

Che sia figurativa o astratta, conta che anche il più raziocinante degli uomini messo davanti ad un opera d'arte non stia stia a guardare immediatamente ai materiali di cui è fatta, alla tecniche usate per realizzarla, allo stile etc. Non pensi insomma che ciò che vede è una massa di materia addomesticata.
Conta invece che almeno per un istante egli la guardi come se essa fosse una creatura a sè: cioè avesse una personalità. Quasi uno spirito.
E non parlo dell'artificio (o della rappresentazione). Davanti alle sculture iperrealiste dagli incarnati tanto rosei mi sono sentito come se mi trovassi di fronte a dei manichini artistici. Pur stupendomi per la riccheza dei dettagli, della verosimiglianza, sono rimasti per me meravigliosi assemblaggi di plastiche e vernici.
Davanti alla Venere dei Musei Capitolini invece quasi chiedevo scusa a quella femmina di marmo per averle guardato il sedere tanto a lungo, mentre stavamo io e lei soli soli nella sua stanzetta rotonda. E ancora adesso credo di non aver davvero realizzato che quella bellezza sia effettivamente un blocco di pietra.
E questo che ho appena espresso riguardo il figurativo vale per me anche per l'astratto: davanti alle carte di Kandinskji mai mi sono sognato di credere che quelli erano colori sciolti in acqua: quello era un mondo interiore; una cartolina (musicale) dall'anima.

14 dicembre 2006

La nuda

Nuda innanzitutto. E nemmeno troppo occupata a coprirsi: naturalmente pudica, in una posizione rilassata e raccolta. Elegante d'istinto.
L'incarnato è vivo che quasi sembra quel corpo caldo e liscio possa scivolare via da quello sfondo neutro e piatto.
Ma negli occhi un'espressione inquieta. E forse inquisitoria.
Stride la morbidezza del suo corpo con l'espressione quasi ostile.
Guarda fissa; non un ammiccamento.
Una donna nuda, ma per niente svelata.

11 dicembre 2006

Le dodici fatiche: prima mondiale!

Cosa farebbe Ercole, semidio e fondatore della civiltà occidentale (almeno a stare all'intrigante "le colonne d'Ercole" che ho letto l'anno scorso), se fosse calato nella contemporanietà mediatica?
Sarebbe un volto arcinoto per tutte le sue straordinarie gesta, che anzi sarebbero già diventate sui giornali le dodici fatiche d'Ercole.
Immaginiamocelo già d'una certa età. Magari non più in forma come un tempo, con qualche ruga in più. Ma elegantisimo, sorprendentemente, nel suo abito scuro.
E' di frone a noi, sopra un tappeto rosso e dietro ha.. una enorme locandina del cinema!
Di che film? Ma del suo film: le dodici fatiche di Ercole. E non il solito peplum di serie b., ma un vero kolossal con effetti speciali a palate.. E lui è l'ospite d'onore alla prima assoluta!
L'idra, il leone di Nemea, le Esperidi e tutto il resto stanno là sul poster a fare da corona al suo faccione, interpretato dal solito attore del momento.
"La mia vita in un film -penserà- ne ho fatta di strada!" mentre si fa tempestare dai lampi dei fotografi e dall'assedio di un'altra idra (quella televisiva di mille telecamere) penserà forse che i vestiti eleganti siano più esiziali del sangue dell'idra?

10 dicembre 2006

Come gorgonzola

ecco: il mio rapporto con certa arte contemporanea si può sintetizzare con l'immagine di un bel trancio di gorgonzola, di quello buono buono.
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sono consapevole del travaglio che ha fatto del semplice latte bovino quel trancio molle: dei fiori dei campi e del loro ruolo nel gusto unico, degli alpeggi in alta quota, delle mucche allevate come una volta, della stagionatura naturale, etc. magari lo assaggio pure, ma a me -che volete- proprio non mi piace.
lo stesso vale per certa arte contemporanea.
so del travaglio che ha portato l'artista Tizio dal dipingere le brocche allo sbroccare su metri di tela: so che dietro c'è la tradizione coloristica delle fiandre e dell'astrattismo, so che ci sono di mezzo criteri scientifici nell'accostamento dei colori, so che c'è una valutazione attenta del rapporto con l'ambiente in cui sono esposte le opere, etc etc.
sono consapevole del valore intelettuale dell'opera e del percorso che ha portato l'artista a determinati risultati. magari lo guardo pure, ma a me -che volete- proprio non mi piace.

01 dicembre 2006

Vecchio e nuovo

La modernità d'un tempo imponeva l'aut aut tra vecchio e nuovo.
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Laddove si scelse il nuovo (nuovo ma d'un tempo passato) nacquero gli Hausmann e si è cominciati da zero, spesso perdendo meraviglie sotto le mazzate e le ruspe. E talvolta facendone di nuove.
Laddove invece si scelse di salvare il vecchio (che oggi è lo stravecchio), spesso poi s'è rimasti indietro accumulando ritardi e irrobustendo un generale conservatorismo. E talvolta quel ritardo s'è accumulato al punto che quasi ci si è fermati.
Poi c'é il nuovo coatto: quello imposto dalle bombe. Ed allora ecco ricostruzioni figlie più del bisogno che del gusto.
Forse proprio per lo scempio della seconda guerra mondiale, ma anche per la frenesia che fa invecchiare ogni cosa in un soffio, che oggi si ha maggior consapevolezza e cura del proprio passato: consideriamo antico persino le vecchie ciminiere. Elevando tutto alla gloria un tempo riservata agli Antichi ed alle anticaglie, presi da un delirio conservativo che porta addirittura a lasciare i sedimenti di sporco sui muri. Un delirio che almeno non detta aut aut.
Si può sostenere insieme l'antico e il moderno, il vecchio col nuovo. Un capitello corinzio con un raggio laser, un'edicola del cinquecento con un pelouche.
Abbiamo perso il metro di giudizio?
Mi verrbbe da dire che le nostre teste sono più robuste di quelle d'un tempo.. che reggono il peso d'una memoria più ampia.. ma ho proprio il sospetto d'aver sparato una cazzata.