11 aprile 2010

Il gusto della decorazione



Per perdere tempo mi ritrovo a sfogliare un articolo, e capisco così che in fondo l'enorme parte dell'arte degli ultimi cinquanta anni è solo decorativa.
Dietro molti "oggetti", mostre e cataloghi d'arte c'è solo il gusto della decorazione.
Mi spiego meglio.
L'arte degli ultimi cinquanta anni serve a decorare, non gli ambienti o gli spazi, ma i discorsi. L'opera diventa funzionale al discorso. Anzi: in esso si confonde, fino ad essere incomprensibile da sola, non comunicativa.
Se spesso mi sembra che l'artista sia esplicabile solo dal critico, è perché credo che svolga la propria opera in funzione di quest'ultimo: è il critico che "usa" le opere, le monta nel suo discorso, le piega ad una funzione decorativa. Ne parla per dire altro: sostanzialmente per parlare di sé.
E in molti oramai si accontentano di questa situazione nella quale si parla di opere d'arte, discutendo e pontificando, usandole per la costruzione di un discorso.
Il riferimento alle opere diventa così del tutto secondario, talvolta quasi un fastidio, per il critico che non ha altro interesse che dire ciò che in animo di dire.
Ecco perché leggendo alcuni cataloghi si resta stupefatti dalla totale mancanza di relazione tra opera e critica.
L'opera oramai è funzionale al critico, serve solo ad imbellettare i discorsi, per "farsi bello", per "piazzare" un discorso forbito. E poco male se poi quello di cui si parla non lo percepisce quasi nessuno, nè dentro, né attorno né lontano dall'opera. Basta che se ne parli, qualcuno si farà convincere.