13 settembre 2008

Visita (parziale..) alla Crypta neapolitana

Rivive la piedigrotta e quindi cosa c'è di meglio che andare alla "scoperta" della grotta vera e propria, la crypta neapolitana, inserita nel suggestivo Parco vergiliano.
Le visite inserite nell'ambito del programma della festa stessa, sono fatte avendo un corteo di magliette coi loghi e gadget vari della rinata festa di Napoli (e dei napoletani) Insomma un allegro corteo, un po' in contrasto con la severità del posto che, è il caso di ricordarlo, ospita le ceneri di Giacomo Leopardi e la tomba di Virgilio coronate da piante simboliche.
Ma forse è bene che sia così.
Purtroppo la visita alla grotta, che ricordo essere un antico antro artificiale, si ferma "sull'uscio", ossia davanti al portone dei "lavori in corso" che proseguono da anni. Anche attorno alla grotta, con gli scavi per i lavori della nuova linea 6 della metropolitana, danno ancor di più l'impressione di visitare un luogo dove non c'è che la roccia nuda e le piante a ricoprirla come un velo. Di fronte ai visitatori c'è la città: la riviera di Chiaia, Megaride, mentre sul fondo si intravede il Vesuvio. Un posto "magico" insomma, dal quale più che altrove si coglie lo spirito di Napoli, città di luce ed ombra.. ma non voglio sembrare prolisso!
Queste sono alcune delle foto che ho scattato, e che voglio condividere con voi (ricordo pure che questa è la seconda "photogallery" dedicata allla napoli delle grotte e degli ipogei: la prima - colle foto di GreatOld Paul però - la trovate qui).


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~


~

Forse come fotografo non sono granché.. ma in rete ho visto quasi sempre immagini scattate col cielo coperto; almeno vi godrete le immagini di questo posto con la luce del mattino.
Ad ogni modo, a concludere, ecco alcuni link dove trovare tutte le informazioni utili sulla grotta:
da Wikipedia in italiano; da questo sito: Informarte.org; poi un breve interessante saggio THE CRYPTA NEAPOLITANA: A ROMAN TUNNEL OF THE EARLY IMPERIAL AGE trovato dopo una ricerca su google scholar; infine il sito dell'ente provinciale del turismo di Napoli dove trovate tutti i contatti utili e gli orari del Parco vergiliano e degli altri musei napoletani.

09 settembre 2008

Schifano sì, Schifano NO. La retrospettiva alla GNAM di Roma vista da me




NO. Un grande NO rosso accoglie il visitatore (nello specifico, me) della mostra che la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dedica a Mario Schifano (romano, ma nato a Leptis Magna) a dieci anni dalla sua scomparsa.
Amo rinchiudermi quando posso in questo museo: non sarà "fornitissimo" ma ha una eleganza e una sobrietà che pochi spazi espositivi possono vantare.
Ma torniamo sulla mostra.
Potrei dirne molte cose, però sono convinto che sono state già dette, e da altri più capaci di me.
Potrei dire che ho trovato un po' ingombrante il modo con cui il curatore della mostra si propone, quasi sovrapponendosi all'artista.
Potrei dire che qualche opera scelta é - secondo me - poco significativa (su tutte: i danzatori). Mentre tutte le opere su carta - alcune sono dei capolavori utili anche per capire il lato privato di Schifano (ma anche l'evoluzione del suo gusto pittorico) - sono invece relegate in uno spazio strettino e comunque separato dal corpo della mostra: si è obbligati a passare nelle altre sale della Galleria, e ad "invadere" un'altra mostra (Monumental drawings), per poterle vedere.
Potrei infine accennare al fatto che una "icona" come il Futurismo rivisitato a colori forse meritava una visibilità maggiore.. in fondo quella sì che sta sui libri di scuola.
Ovviamente ci sono anche cose che ho molto apprezzato. E sono parecchie.
Anzitutto mi ha davvero affascinato un'opera che non conoscevo, neppure in riproduzione: Il parto numeroso della moglie del collezionista; una matrona gravida (dal bell'incarnato rosa shocking) che - sul bordo d'un letto sfatto - sforna infanti a raffica, roteanti per tutta la superficie del gigantesco dipinto. Meglio di questa dove la trovate una critica al mercato voracissimo dell'arte? Se ne potrebbe discutere parecchio ma l'immagine, basta vederla, dice tutto. Schifano ha questa come sua caratteristica: l'immediatezza. Tutto quello che ha da dire la si capisce al volo, e questo senza che il messaggio perda di forza, di significato. Tutto è diretto, chiaro, eppure articolato.
Ancora: ho trovato azzeccatissimo il grande pannello dove, attaccate con puntine da disegno, ci sono le fotocopie digitali dell'"album di famiglia" di Schifano: è un intervallo nella vita quotidiana dell'artista, che mi ha incuriosito. Tra le foto, ce n'è una di Marco Pantani, pure lui scomparso troppo presto. Conoscevo i quadri di Schifano prima che morisse e seguivo Pantani (i suoi succcessi e le sue disavventure) in televisione: guardando quella foto ho avuto la sensazione che il mio passato (quello che inizia con millenovecentoqualcosa, quello passato guardando troppa tivù) avesse già trovato posto nei musei. E questo non mi ha dato fastidio per niente, non mi ha fatto sentire "vecchio": anch'io ho messo già in cornice quegli anni.
Lo Schifano fotografo infine credo sia stato ben rappresentato; sopratutto é ben reso il concetto che la fotografia (ritoccata, manipolata, dipinta) è stato sopratutto per Schifano un valido mezzo per bruciare i tempi di realizzazione dell'opera e lasciare intatta la freschezza, l'immediatezza della intuizione pittorica e legarla indissolubilmente alla realtà, alla storia: ecco perché io credo amasse fotografare lo schermo televisivo mentre andavano in onda i tg e i documentari.
Cos'altro?
Personalmente - mea culpa - ho avvertito una forte sonnolenza alla vista degli estratti dai film di Schifano (io lo chiamo effetto fuori orario e mi scuso con i pazientissimi cinefili), e quindi non posso dirne nulla.
Posso invece dire qualcosa delle opere esposte alla fine, quelle dell'ultimo periodo, che lasciano intendere cosa sarebbe diventato Schifano se avesse continuato la sua ricerca: accanto alle tele preparate al computer e sulle quali l'intervento pittorico é rapido ma deciso e vivissimo, spuntanto gli schermi neri di televisori spenti e figure (Il cardinale) mobilissime eppure solide, fatte di colori densi e brillanti.
Esco. Fa un caldo da togliere il fiato, il caldo d'agosto. Il NO ricompare sul poster, alle mie spalle.