21 gennaio 2007

Emmaus

Questa potrebbe interessare a qualche refettorio, magari un po' pop...

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un autogrill: tanta gente. gente in transito, affamata ed assetata.
dall'interno, sul fondo, si intravede oltre le vetrate l'autostrada: è una bella giornata.
nell'autogrill tutto ha l'aria di pulito.
nell'area ristorante ognuno col suo vassoio, senza troppo rumore, si prende da solo il piatto che preferisce. lo preparano dei ragazzi dietro a banconi: hanno grembiuli, reti tra i capelli e guanti monouso. qui la gente si serve da sola.
il pasto poi si consuma nell'altra parte della larga sala, su tavolini quadrati.
una bambina gioca col suo palloncino sulle gambe del suo papà, che tenta d'imboccarla.
un'inserviente pulisce meccanicamente un tavolino. dietro di lei, su un carrello, pile di piatti raccolti: bottiglie vuote, bicchieri semivuoti e panini smangiucchiati.
nel mezzo della sala, tra i tanti altri, tre amici stanno per pranzare.
hanno davanti del pesce di fiume, forse trote d'allevamento. ma due di loro non sembrano badarci. guardano fissi l'altro commensale: sono stupiti al punto che non riescono a parlare. cosa avrà fatto o detto mai? e perchè nessuno ci fa caso, anzi nessuno sembra accorgersi della scena?
lui sembra quasi sorridere e guarda quei pesci come fossero la cosa più interessante del mondo: su di essi tiene alzata la mano destra.
in primissimo piano, dietro il banco dei contorni, una ragazza sta per affondare il cestello della friggitrice nell'olio caldo: due minuti e le patatine saranno pronte.

Il cornicione, la cornice ed il contorno

Da un appunto del giugno 2005

Dividere il mondo in due categorie irriducibili si può. Magari talvolta si fa peccato di superbia, ma si può. Belli e brutti, bravi e cattivi etc..
Una grande divisione potrebbe poi essere tra quelli che mangiano il cornicione della pizza e quelli che invece lo lasciano nel piatto. Io rientro nei primi; e anzi sostengo che mangiare il cornicione ancora caldo rientri nei veri piaceri della vita; anzi è un metodo per godersi la vita. Perchè il condimento della pizza (mozzarelle pomodori salami etc) è la contingenza, il casuale incontro dei nostri bisogni e preferenze con le possibilità di soddisfarli in un determinato momento (quante volte m'avranno detto "Cigoli* niente"?).
Per valutare la bontà pizza in sè invece occorre valutarla asciutta: mangiare cioè della sua pasta sola; e la sua pastasolo si può gustare mangiando il cornicione. Saper apprezzare il cornicione significa insomma essere capaci di valutare la bontà della pizza senza che ci sia di mezzo il condimento, e quindi -in generale- saper valutare la bontà delle cose senza il pregiudizio che nasce dalle proprie preferenze.

Bene.

Dal cornicione della pizza alla cornice del quadro il passo è breve..
Mentre per Picasso la cornice è la tomba del quadro, invece io ritengo (io contro Picasso?? Oh casso!) io ritengo che sia la prova della sua bontà: la cornice quindi come il cornicione, strumenti di valutazione. Mi spiego meglio.
A molti la cornice dispiace: ritengono che sia una sorta di collare che tiene a bada il contenuto del dipinto, ma anche un plus che ne distorce il significato (e io ho visto molti bei dipinti storpiati da cornici azzardate).

La cornice è chiamata anzitutto a proteggere l'opera e serve anche ad esaltarla, a staccarla dal muro dove è appesa: in questo senso la sostiene (nel suo doppio significato). Ma non fa solo questo: essa circoscrive l'opera nel suo spazio, la costipa nel suo tot di centimetri e -frapponendosi- non favorisce l'interazione diretta del dipinto con l'ambiente circostante (se fossi colto senza problemi direi compenetrazione tra opera e spazio..).
Non soltanto un ostensorio -passatemi il termine, o pii!- ma anche una barriera.
Una barriera non insuperabile. Anzi. Il dipinto è chiamata a superare l'ostacolo, a soverchiare quel limite, a dare prova della sua intensità e statura (e della sua bontà quindi) scavalcando quello "steccato".

Per concludere il mio ragionamento (se così si può chiamare questo piccolo delirio), e provarne la validità, rivolgo un pensiero alla serie Spots di Damien Hirst. Ho trovato quei dipinti simpatici perchè colorati. Eppure se immagino uno degli Spots attorniato da quelle cornici dorate un po' eccessive -tutte boccioli e bomboloni- vedo solo un motivo per mattonelle da bagno incorniciato e appeso ad una parete. Le "palline colorate" di Hirst non rimbalzerebbero più allegre da un muro ad un altro, starebbero chiuse là nel loro scatolone bianco piatto, ferme. Non andrebbero oltre quel pacchiano muraglione dorato.

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*Cigoli sta per ciccioli.

10 gennaio 2007

Televendite

non ho mai visto in tv così tante televendite di dipinti e opere d'arte in genere come queste ultime settimane natalizie. sono ovunque, peggio delle linee erotiche.
lo spettacolo è sempre uguale: sfondo grigio, un dipinto alla parete e davanti all'opera un tizio che farcisce il suo discorso con parole come maestro capolavoro oliosuttéla personale.
l'opera è spesso in secondo piano, talvolta quasi non si vede: come non contasse più di tanto. e l'inquadratura è ingombrata dall'urlante, che anzi si dispera e quasi pare aggredire il pubblico.
per spingermi all'acquisto egli ha come ultima e decisiva argomentazione quella dell'investimento.
questo teatrino almeno ha il merito di portare un po' di arte contemporanea nelle case.
ma quanta arte morta ha mercato solo perchè si dice sia un investimento?
comprare oggi a mille quello che domani o dopodomani, se non a maestro morto, varrà almeno il doppio del doppio. tutto domani però, per la gioia eventuale dei propri nipoti e pronipoti che potranno vendere quella-cacata-che-nonno-teneva-in-salotto e fare cassa: cosa non si fa per farsi benvolere dai posteri!