28 luglio 2008

Futurismi involontari

Sfogliando un libro digitalizzato dedicato al futurismo... un immagine che sarebbe piaciuta tantissimo ai futuristi. Potete leggerlo anche voi cliccando qui, magari ci trovate dentro altri futurismi involontari!

18 luglio 2008

Una scusa buona

Ho visto le installazioni di Brian Eno al Madre, poco prima che l'artista stesso venisse di persona per la vernice. Io lui non l'ho visto, comunque.
C'era gente che curiosava in giro, altra che - fotocamera alla mano - non aspettava che una buona foto da condividere in rete chissà dove.
Segue ora il riassunto - con impressioni strettamente personali - della visita.
La prima installazione, la sala all'ingresso: schiusa la tenda blu a proteggerlo, quello che mi stava davanti sembrava piuttosto un progetto di un interior design per un locale serale, dove passarci una serata tranquilla bevendo succhi di frutta e té aromatizzati, che altro. Nella sala le luci soffuse e una musica tappezzeria (e se non qui, quando?). Sugli schermi al plasma, passavano i milioni di possibili combinazioni multicolori e geometrizzanti. A contemplare gli schermi - disposti come un mandala.. lo dicevano come se poi capitasse tutti i giorni di avere sott'occhio un mandala - erano in parecchi. Qualcuno ben seduto su appositi divanoni, e sembrava fin troppo contento della seduta. Altri in piedi, a fare altrettanto. Io mi aspettavo da un momento all'altro qualcosa.. invece tutto si muoveva sugli schermi leeeentaaaamente. Ma l'effetto era davvero rilassante: almeno. Si stava bene insomma e avrei bevuto qualcosa steso sul pavimento.. ma siamo in un museo!
Andiamo avanti. La seconda installazione, nel cortile: all'aperto dunque. Piccoli lettori stereo cd riproducevano (sospesi su fili) sequenze musicali, senza che fossero in alcun modo coordinati. Generavano così una musica frutto di una combinazione casuale di sequenze predeterminate, nata per alea, rarefatta e... assolutamente neutra! Infatti nessuno la ascoltava: tutti parlottavano, sottovoce però (perché siamo in un museo!). C'era un clima di serenità, di intimità perfino, nonostante non si fosse in pochi, nonostante fosse una vernice.
Nel cortile si passeggia, si guardano le architetture - lo spazio è elegantissimo, a dirla tutta - con curiosità (anche chi c'era stato già). Il giorno caldissimo, finiva in colori tenui, le ombre appena accennate. Arrivava il fresco. Un'aria svagata prendeva un po' tutti, qualcuno pensava già alla cena.
A cose fatte, dico che certi eventi culturali sono solo una scusa: per passare un pomeriggio tranquillo o per far soldi a palate o ancora per farsi pubblicità appoggiandosi a personaggi famosi. Ma a me stavolta è parsa una scusa buona.

14 luglio 2008

Napoli libraria!

Qui di seguito la ripresa di un intervento di Philippe Daverio, che molti (e io tra quelli) conoscono come ottimo conduttore di Passepartout (programma di Raitre del quale sono spettatore discontinuo ma fedele - ne avevo già accennato qui-), ma che adesso scopro anche essere direttore - da qualche mese - di artedossier.
Ascoltandola mi è ritornato alla mente un mio pensiero "fisso": siamo davvero noi (i lettori) a cercare i libri? O che non sia il contrario? Ora inserisco i video dell'intervento e poi mi spiego meglio...

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...dicevo.
Se avete prestato un po' d'attenzione, lungo il discorso - davvero brillante - si accenna al fatto che c'è sempre un che di provvdenziale nel trovare un libro: e questo non solo nel caso lo si abbia cercato, magari per anni, ma anche (e a maggior ragione) se questo libro spunta all'improvviso da uno scaffale (o una montagnella indista di scartoffie) e dici Ma guarda questo, proprio quello che andavo cercando.
Nei milioni di libri che esistono, in varie lingue e di varie epoche, trovare un libro che si sta cercando è proprio qualcosa di miracoloso. Ovvio che non mi riferisco ai libri di fresca stampa o comunque facilmente reperibili (chiunque è capace di trovare chessò un'edizione economica di un bestseller ancora in classifica.. e non necessariamente pagando). Parlo invece dei volumi fuori catalogo o dei rari o ancora dei libri ormai a esclusivo pannaggio del mercato dell'antiquariato. E il fatto che esistano oggi motori di ricerca come ad es. maremagnum certo aiuta molto, ma non è poi così decisivo.
Altra postilla, quella che dà il titolo al post: avrete anche notato, proprio all'inizio, si accenna a Napoli e al fatto che proprio a Napoli si siano comprati libri a buon prezzo, e che poi questi si siano rivelati alla lunga inaspettatamente decisivi. Bene. Quando sento qualcuno parlare delle città dei libri nel mondo, Napoli non viene mai citata.. eppure (l'ho già accennato qui) Napoli sembra il posto dove i vecchi libri trovano nuovi lettori. Spesso venduti in blocco, quasi a peso, questi vecchi libri sono spesso deliziosi anche se (talvolta) puzzolenti o malmessi. Personalmente, quando trovo un libro che mi piace, è bello sapere che comprandolo l'ho salvato dal macero (o dalla muffa).
Così mi permetto infine una piccola postilla "critica" al discorso dei carciofini al posto dei libri (che suona provocatoria un po' come l'uva passa preferita a Vivaldi): si amano i libri per mille ragioni, e le sanno tutti o quasi. Ma un libro vecchio, specie se raro, è sopratutto una fragile cosa: conservarlo, è la mia modesta opinione, è anche un piccolo gesto di pietas nei confronti del genere umano che comunque (in ultima analisi) quel libro l'ha prodotto e maneggiato e magari persino amato. Una società che non rispetta i libri, come può davvero rispettare gli esseri umani?