18 luglio 2008

Una scusa buona

Ho visto le installazioni di Brian Eno al Madre, poco prima che l'artista stesso venisse di persona per la vernice. Io lui non l'ho visto, comunque.
C'era gente che curiosava in giro, altra che - fotocamera alla mano - non aspettava che una buona foto da condividere in rete chissà dove.
Segue ora il riassunto - con impressioni strettamente personali - della visita.
La prima installazione, la sala all'ingresso: schiusa la tenda blu a proteggerlo, quello che mi stava davanti sembrava piuttosto un progetto di un interior design per un locale serale, dove passarci una serata tranquilla bevendo succhi di frutta e té aromatizzati, che altro. Nella sala le luci soffuse e una musica tappezzeria (e se non qui, quando?). Sugli schermi al plasma, passavano i milioni di possibili combinazioni multicolori e geometrizzanti. A contemplare gli schermi - disposti come un mandala.. lo dicevano come se poi capitasse tutti i giorni di avere sott'occhio un mandala - erano in parecchi. Qualcuno ben seduto su appositi divanoni, e sembrava fin troppo contento della seduta. Altri in piedi, a fare altrettanto. Io mi aspettavo da un momento all'altro qualcosa.. invece tutto si muoveva sugli schermi leeeentaaaamente. Ma l'effetto era davvero rilassante: almeno. Si stava bene insomma e avrei bevuto qualcosa steso sul pavimento.. ma siamo in un museo!
Andiamo avanti. La seconda installazione, nel cortile: all'aperto dunque. Piccoli lettori stereo cd riproducevano (sospesi su fili) sequenze musicali, senza che fossero in alcun modo coordinati. Generavano così una musica frutto di una combinazione casuale di sequenze predeterminate, nata per alea, rarefatta e... assolutamente neutra! Infatti nessuno la ascoltava: tutti parlottavano, sottovoce però (perché siamo in un museo!). C'era un clima di serenità, di intimità perfino, nonostante non si fosse in pochi, nonostante fosse una vernice.
Nel cortile si passeggia, si guardano le architetture - lo spazio è elegantissimo, a dirla tutta - con curiosità (anche chi c'era stato già). Il giorno caldissimo, finiva in colori tenui, le ombre appena accennate. Arrivava il fresco. Un'aria svagata prendeva un po' tutti, qualcuno pensava già alla cena.
A cose fatte, dico che certi eventi culturali sono solo una scusa: per passare un pomeriggio tranquillo o per far soldi a palate o ancora per farsi pubblicità appoggiandosi a personaggi famosi. Ma a me stavolta è parsa una scusa buona.

Nessun commento: